
About Me
Tra tutti gli appartamenti che ho cambiato quando stavo a Los Angeles, quello indimenticabile è stato la piccola stanza condivisa con un amico regista di Venezia all’Alexandria Hotel, in Downtown.
Per chi non ci fosse mai stato, Downtown è il quartiere che usano per i film ambientati a NY perché lì risiedono i grattacieli; e lo sguardo, dall’altitudine specchiata di muraglioni di finestre, precipita sulle tende degli hobo fatti di schifezze e cartoni.
Un quartiere dove la gentrificazione si vive, e l’ho vissuta sulla mia pelle quando una mattina la vicina di casa metanfetaminoide -inquilina dell’hotel molto prima di me hypster con cesto della lavanderia e sigaretta in mano- mi ha tirato un collo di bottiglia rotto in preda a chissà quale allucinazione paranoide.
Questa paranoia era come una patina di nebbia nei corridoi bianchi e rossi alla Shining; la moquette vermiglia e i tessuti lisi erano patinati dal grasso di mille mani e producevano un senso di disagio costante, come non potersi sedere in una casa piena di disordine e vunciume sordido ma al contempo non potendo smettere di guardare. Mi ricordo labirinti di corridoi, stanze segrete (fù il ritrovo amoroso di Rodolfo Valentino nei primi del ‘900) e personaggi inaspettati in questo hotel di lusso andato in disgrazia; ma soprattutto: tanti scarafaggi.
Ad un certo punto sono diventata anche io un personaggio dell’hotel maledetto: e quale fosse la mia NATURA non mi era più chiaro.
La Natura delle persone cambia a seconda delle nuvole figurarsi nel susseguirsi della vita. La Natura si adatta all’ambiente, funziona in base all’ecosistema in cui è inserita. E così, in quel posto sordido, ho pensato per tanto tempo che la mia Vera Natura fosse la parte più brutta ed oscura di me. Sdraiata sul materasso a terra della stanza dell’Alexandria Hotel osservavo piccoli scarafaggi e blatte pasciute in continuo movimento, troppo vicino a me; una mattina persino ne ritrovai una piccolissima all’interno del porta ombretti di plastica trasparente: sembrava una goccia di resina che avesse intrappolato un insetto antichissimo e raro… che scoperta magnifica.
E intanto fumavo e pensavo.
E pensavo che un giorno mi sarei svegliata e mi sarei trasformata in uno scarafaggio gigante. Forse è stato solo un California Dream, un sogno da troppo sole; o forse un’allucinazione da fumo passivo delle metanfetamine di cui sopra. O forse è successo. E la cosa strana è che non ne ho preso le sembianze tutto d’un tratto, ma lo sono diventata comunque poco alla volta.
Non un umano ricoperto di scarafaggio – per questo non suscito disgusto e stupore immediati.
Ma io rimango uno scarafaggio travestito da umano.
Quale sia la natura delle persone non so dire. Ma io sono Serena, e non ci posso fare niente.
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